Quelli che per strada svoltano senza mai mettere la freccia devono sapere qualcosa sulla telepatia che noi non sappiamo.

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Non credi ai dischi volanti, mi chiedono? Non credi nella telepatia? Nelle antiche popolazioni di astronauti? Nel triangolo delle Bermuda? Nella vita dopo la morte?
No, rispondo. No, no, no, no, e ancora no.
Una persona di recente, pungolata dalla mia litania di negazioni, esclamò: “Ma c’è qualcosa in cui credi?”
“Sì”, ho risposto. “Credo nell’evidenza. Credo nell’osservazione, nella misurazione, e nel ragionamento, confermato da osservatori indipendenti”.
(Isac Asimov)

Il grande potenziale ed i timori più profondi che associamo al potere della telepatia trovano un’espressione compiuta in Slan, il romanzo di A.E. van Vogt.
Jommy Cross, il protagonista del romanzo, è uno “slan”, uno degli ultimi membri di una razza di telepati superintelligenti. I suoi genitori sono stati assassinati da una folla di umani inferociti, che temono e disprezzano tutti i telepati a causa dell’enorme potere concentrato nelle mani di chi può penetrare i pensieri più intimi.
Gli umani danno una caccia spietata agli slan, come se fossero animali.
Le antenne arricciate che spuntano dalle loro teste permettono di identificarli senza problemi. Nel corso del romanzo Jommy cerca di entrare in contatto con altri slan che potrebbero essersi rifugiati nello spazio per sfuggire alla caccia alle streghe scatenata dagli umani.

Da un punto di vista storico, l’importanza attribuita alla lettura del pensiero è sempre stata grandissima, a tal punto che la telepatia è stata considerata spesso un attributo divino.
Uno dei poteri fondamentali di un dio è la capacità di leggerci nel pensiero, riuscendo così a rispondere alle preghiere che ci vengono dal profondo dell’animo.


Un vero telepate, capace di leggere a piacimento nel pensiero altrui, non avrebbe alcun problema a diventare la persona più ricca e potente di tutta la Terra.
Potrebbe entrare nella mente dei banchieri di Wall Street oppure ricattare i propri rivali e piegarli alla sua volontà.
Costituirebbe una minaccia alla sicurezza dei governi. Riuscirebbe con facilità a procurarsi i segreti più delicati di una nazione.
Incuterebbe terrore, e forse sarebbe perseguitato come gli Slan.

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Le storie di fantascienza sono piene di racconti fantasiosi sulla telepatia, ma la realtà è molto più prosaica. Sfruttando il carattere privato ed invisibile del pensiero, i ciarlatani e gli imbroglioni hanno approfittato per secoli della buona fede dei creduloni.
Uno dei classici trucchi da salotto utilizzati dai maghi e dai mentalisti è l’aiuto di un compare:un complice nascosto tra gli spettatori, la cui mente è “letta” dal telepate.
In uno dei più famosi casi di telepatia il ruolo di compare toccò ad un animale, “Hans l’astuto”, un cavallo prodigio che stupì le platee di tutta Europa verso la fine dell’Ottocento per la sua capacità di effettuare operazioni matematiche complesse. Ad esempio se si chiedeva ad Hans di dividere 48 per 6, il cavallo batteva lo zoccolo per terra otto volte.
I fans di Hans sostenevano che o il cavallo era più intelligente di molti esseri umani oppure riusciva a leggere telepaticamente il pensiero delle persone. Nel 1904 il professor C. Stumpf, un eminente psicologo, fu incaricato di esaminare il cavallo, ma non trovò tracce di imbrogli o di segnali inviati di nascosto all’animale, e ciò non fece altro che accrescere l’interesse del pubblico.
Tre anni dopo uno studente del professore effettuò test molto più rigorosi, scoprendo infine il segreto. Il cavallo cominciava a battere con lo zoccolo e non appena vedeva l’espressione cambiare impercettibilmente si fermava. Hans l’astuto non era in grado di leggere nel pensiero, né di fare calcoli: era semplicemente un acuto osservatore dei volti della gente.



Anche i giocatori  d’azzardo, in un certo senso, riescono a leggere nella mente della gente. Di solito, quando una persona vede qualcosa che le piace, le sue pupille si dilatano, mentre si contraggono di fronte ad un’immagine sgradevole ( o nell’effettuare un calcolo). Un giocatore di poker decifra così le emozioni di chi gli sta di fronte. Ecco perchè spesso chi gioca d’azzardo cerca di non far vedere le proprie pupille indossando occhiali colorati.

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Le ricerche sui fenomeni paranormali

I primi studi scientifici sulla telepatia ed altri fenomeni paranormali furono effettuati dalla Society for Psychical Research, fondata a Londra nel 1882 ( il termine “telepatia mentale” fu coniato da un loro membro). La società tuttora attiva riuscì a smascherare molte frodi, ma si trovò spesso divisa tra gli spiritisti, fermamente convinti dell’esistenza del paranormale, e gli scientisti, che propendevano per un approccio scientifico maggiormente vigoroso.

La telepatia e Star Gate

L’interesse per il paranormale divenne ossessivo all’apice della Guerra Fredda quando vennero realizzati numerosi esperimenti clandestini sulla telepatia, il controllo della mente e la visione a distanza. Una serie di studi segreti sostenuti dalla CIA ( con nomi come Sun Streak, Grill Flame,e Center Lane) venne raggruppata nel programma con nome in codice Star Gate. Gli studi presero il via intorno al 1970, quando la CIA concluse che l’Unione Sovietica stava investendo fino a 60 milioni di rubli sulla “ricerca psicotronica”. Si temeva che i sovietici potessero servirsi di questa tecnologia per localizzare sottomarini e installazioni americane, identificare spie e leggere documenti segreti.

La CIA cominciò a ricevere soldi nel 1972, ed i lavori iniziarono sotto la supervisione di Russel Targ e Harold Puthoff dello Stanford Research Institute. Questi cercarono in un primo tempo di addestrare una squadra di medium capaci di combattere un “guerra psichica”. Nell’arco di più di vent’anni, gli Stati Uniti investirono in Star Gate 20 milioni di dollari, impiegando più di 40 dipendenti, 23 osservatori dotati di visione remota e 3 medium.

Alla fine del 1995 il budget annuale era salito a 500.000 dollari, e la CIA aveva ormai condotto centinaia di progetti di intelligence basati su migliaia di sessioni di visione remota. In particolare, agli osservatori era stato chiesto di:

  • Individuare il Colonnello Gheddafi prima del bombardamento della Libia;
  • Trovare le scorte di plutonio della Corea del Nord
  • Trovare un ostaggio rapito in Italia dalle Brigate Rosse (1981);
  • identificare un bombardiere sovietico Tu-95 precipitato in Africa.
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Quello stesso anno la CIA chiese all’American Institute for Research di valutare i programmi in questione e l’AIR ne raccomandò la chiusura immediata. Secondo David Goslin dell’AIR: ” Non ci sono prove documentate che indichino che tali programmi abbiano avuto un qualche valore per la comunità dei servizi”. I sostenitori di Star Gate sostenevano che nel corso degli anni erano stati ottenuti risultati da “otto Martini” ( le cui conclusioni, cioè, erano così spettacolari che per riprendersi bisognava andare al bar a scolarsi otto Martini). I critici, invece, affermavano che l’informazione prodotta da una grandissima parte dell’informazione remota era inutile e irrilevante, che in quel modo si sprecavano i soldi dei contribuenti e che i pochi “centri” mesi a segno erano così vaghi e generici da poter essere applicati,in pratica, a qualsiasi situazione.

Il rapporto dell’AIR affermava che i “successi” più notevoli di Star Gate avevano a che fare con osservatori dotati di visione remota già al corrente, almeno in parte, dei dettagli in oggetto, e che quindi avrebbero potuto formulare ipotesi pertinenti e apparentemente ragionevoli. Alla fine la CIA concluse che Star Gate non aveva fornito uno straccio d’informazione che potesse aiutare l’agenzia a guidare le operazioni di intelligence, e cancellò il progetto.

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