Intelligenza Artificiale per tutti?

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Jibo family robot


Tutto appariva fantascientifico soltanto fino a qualche decennio fa.

Ora i termini “intelligenza Artificiale”,  ” Machine Learning”, “Deep Learning” sono nella Top Trend dei termini più ricercati su Google!


Top Trend Google 2018

Il fermento attuale attorno a questa disciplina si spiega con l’evoluzione tecnologica raggiunta sia nel calcolo computazionale (oggi ci sono sistemi hardware molto potenti, di ridotte dimensioni e con bassi consumi energetici), sia nella capacità di analisi in real-time ed in tempi brevi di enormi quantità di dati e di qualsiasi forma (Analytics).

L’interesse della comunità scientifica per l’Intelligenza Artificiale ha inizio però da molto lontano: il primo vero progetto di Artificial Intelligence (ormai nota con l’acronimo AI) risale al 1943 quando i due ricercatori Warren McCulloch e Walter Pitt proposero al mondo scientifico il primo neurone artificiale.

I primi prototipi funzionanti di reti neurali (cioè modelli matematici/informatici sviluppati per riprodurre il funzionamento dei neuroni biologici per risolvere problemi di intelligenza artificiale intesa, in quegli anni, come la capacità di una macchina di compiere funzioni e fare ragionamenti come una mente umana) arrivarono poi verso la fine degli anni ’50 e l’interesse del pubblico si fece maggiore grazie al giovane Alan Turing che già nel 1950 cercava di spiegare come un computer possa comportarsi come un essere umano.

Nel dettaglio, Una RN è un modello computazionale parallelo, costituito da numerose unità elaborative omogenee fortemente interconnesse mediante collegamenti di varia intensità.
L’attività della singola unità è semplice (funzione di trasferimento) e la potenza dei modello risiede nella configurazione delle connessioni (topologia e intensità).
Partendo dalle unità di input, a cui vengono forniti i dati dei problema da risolvere, la computazione si propaga in parallelo nella rete fino alle unità di output, che forniscono il risultato.
Una RN non viene programmata per eseguire una certa attività, ma addestrata (utilizzando un algoritmo di apprendimento automatico) mediante una serie di esempi della realtà da modellare.

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Il termine Intelligenza Artificiale  in realtà è stata ufficialmente coniata dal matematico statunitense John McCarthy (nel 1956) e con esso il “lancio” dei primi linguaggi di programmazione (Lisp nel 1958 e Prolog nel 1973) specifici per l’AI.

Esempi di Intelligenza Artificiale:

Sophia: un’intelligenza artificiale modellata su un volto assomigliante ad Audrey Hepburn. Dall’aprile del 2015 è sviluppata dalla Hanson Robotics, un’azienda di robotica con base a Hong Kong. Sophia è in grado di interagire con gli esseri umani, ed è famosa una sua intervista con alcuni giornalisti in un evento alle Nazioni Unite il 13 ottobre 2017. Il tono della voce e il viso, con più di 70 espressioni facciali, riflettono il contenuto emotivo delle parole e si ha l’impressione di colloquiare con un essere senziente e autonomo. Un umanoide in continuo sviluppo perché memorizza tutte le sue conversazioni e soprattutto acquisisce informazioni dall’infinito database di Internet.

La stupefacente  somiglianza di questo androide ad una donna ha addirittura indotto l’Arabia Saudita a concederle la cittadinanza, destando ironie se non polemiche su quanto velocemente una donna-robot abbia ottenuto diritti civili che le donne in carne e ossa inseguono con difficoltà e sofferenze ben maggiori.

Guarda su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=aegpYkgXEPE

Jibo:   https://www.youtube.com/watch?time_continue=9&v=3N1Q8oFpX1Y

Jibo è un family robot creato da Cynthia Breazeal, docente al Mit di Boston, ritenuta tra i maggiori studiosi di robotica social al mondo.

Il suo habitat naturale sono le mura domestiche. Jibo robot è un home robot che può scattare foto, effettuare videochiamate, leggere e inviare messaggi, ricordare un appuntamento e interagire con i componenti della famiglia che riconosce grazie a due fotocamere ad alta risoluzione e a un microfono con rilevazione sonora a 360 gradi. Un assistente virtuale personale quasi tascabile: alto solo 28 centimetri, pesa poco più di 2 chili. Caratteristiche che consentono di spostarlo facilmente negli ambienti della casa in cui serve.

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Grazie a speciali algoritmi e alla sua intelligenza artificiale è in grado di imparare gusti e abitudini di ogni membro della famiglia e utilizzare un tono di voce appropriato all’interlocutore o al ruolo che gli viene chiesto di assumere. Il mezzo con cui comunica “emozioni” è l’occhio che, in base alle circostanze, può cambiare forma e colore o trasformasi in un’emoticon.

Nell’ultimo Forum Ambrosetti a Villa d’Este Hiroshi Ishiguro, direttore dell’Intelligence Robotics Laboratory dell’Università di Osaka, ha lasciato la parola alla sua copia umanoide. Impressionante l’effetto visivo: un busto in lattice che replica il suo volto e che parla e fa smorfie; movimenti delle labbra, battito degli occhi, movimenti del capo e del collo si susseguono in modo logico. Sconcertante l’affermazione di Hiroshi Ishiguro: “mi sostituisce nelle riunioni e conferenze”, e ancora di più il suo obiettivo dichiarato da anni: “non ho mai voluto costruire una macchina che possa semplicemente svolgere il nostro lavoro, ma qualcosa che ci somigliasse a tal punto da entrare in contatto con noi in maniera empatica”.

Quale ruolo e quali conseguenze avrà l’intelligenza artificiale nel nostro futuro?

Di certo spariranno le mansioni ripetitive come centralinisti, call center, addetti al servizio clienti in aeroporti etc., e questo già avviene – e da anni – in ambito industriale.

Pensiamo alla diffusione di utilizzo dei Chatbot.

Cosa è un Chatbot – Con la parola “bot”, abbreviazione di “robot”, in informatica si intende un programma che ha accesso agli stessi sistemi di comunicazione e interazione con le macchine usate dagli esseri umani. In pratica sono programmi informatici che “parlano” come gli esseri umani. Siri Cortana, gli assistenti personali messi a disposizione rispettivamente da Apple e Microsoft, sono bot. Esistono da molto tempo con alterne fortune.Per esempio, era un bot Clippy, la graffetta di Microsoft Office che interagiva con l’utente, sempre pronta a fornire suggerimenti (non richiesti) o a rispondere alle domande. Stiamo parlando della fine degli anni Novanta e dell’inizio del Duemila. Mark Zuckerberg lo scorso 12 aprile,  in occasione della conferenza a San Francisco dedicata agli sviluppatori, ha presentato i chatbot per Messenger, ovvero i programmi software che utilizzano il servizio di messaggistica di FB quale interfaccia attraverso la quale eseguire un numero determinato e circostanziato di compiti, dal fissare un incontro a dare notizie sul meteo all’aiutare l’utente a comprarsi un paio di scarpe. Il fondatore e Ceo di Facebook ha mostrato alcuni bot di Cnn, che inviano in automatico notizie e aggiornamenti, e altri della società 1-800-Flowers, per ordinare fiori da recapitare alla persona amata,insomma, una sorta di “segretario personale robot” altamente specializzato.

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Tornando al nostro futuro prossimo, i più pessimisti affermano che spariranno anche altre figure come consulenti di investimenti finanziari, legali, addetti nel settore turistico e in aree delicate come l’assistenza agli anziani o negli asili. In Giappone, nelle case di cura i social robot, in particolare ELLIQ, già operano da anni.

 

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