E il naufragar m’è dolce in questo mare…..di informazioni

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Eccesso di informazioni

Prima di tutto, cerchiamo di rispondere alla domanda che potrebbe sorgere spontanea: perché è necessario diventare esperti nella ricerca di informazioni?


Non basta usare Google?
In un mondo in cui la tecnologia pervade molti aspetti della vita quotidiana, risulta di fondamentale importanza saper usare gli strumenti che essa ci fornisce. L’avvento di internet ha favorito la rapida diffusione di una quantità inimmaginabile di contenuti, un universo di sapere in cui è naturale perdersi. Gli strumenti per la ricerca sono la bussola che permette di orientarsi in questo oceano di informazioni. Padroneggiarli è l’unico modo per sfruttare tutto il potenziale della rete, soprattutto a scopo professionale.


I numeri del web

Alcuni dati serviranno a illustrare la portata reale di questo fiume di contenuti. Alla data di chiusura di questo testo esisteva oltre un miliardo e mezzo di siti1. Anche considerando che più di tre quarti sono parked domain, ovvero nomi a dominio registrati ma senza contenuti effettivi, il numero è comunque enorme, se si calcola inoltre che ogni sito può avere un numero imprecisato di singole pagine.
Visitando il sito https://www.internetlivestats.com/  potrete scoprire statistiche interessanti:

I numeri del web

208 milioni di email inviate;
4,3 milioni di video visualizzati su YouTube;
6,7 milioni di ricerche su Google;
973.000 accessi a Facebook;
640.000 Tweet inviati.
Rapportati solo su scala mensile, questi numeri diventano difficili da afferrare: Se infine le ponderiamo su base annua, le cifre trascendono l’umana capacità di comprensione: 100 trilioni di email inviate in un anno e così via.

Il deep web

Delle pagine esistenti, si calcola che i motori di ricerca ne abbiano indicizzate circa 4,5 miliardi. Il resto fa parte del cosiddetto «deep web». Il deep web, chiamato anche «web sommerso» o «web invisibile» è quella parte del World Wide Web non indicizzata, ovvero non catalogata, dai comuni motori di ricerca. Secondo alcune stime dovrebbe essere costituito da oltre 500 miliardi di pagine e documenti.

Perché queste pagine non sono indicizzate?

Di che cosa si tratta?

Intanto il deep web non è da confondere con il «dark web», anche se spesso sui media i due termini vengono usati indistintamente. Il dark web è la parte oscura di internet, accessibile solo tramite speciali browser anonimi, su cui si trovano con facilità anche contenuti illegali o al limite della legalità.

Il deep web più semplicemente è costituito dalle pagine che un motore di ricerca non può raggiungere, per diversi motivi: perché il proprietario non desidera che il suo contenuto sia pubblico, perché è tecnicamente impossibile raggiungere il contenuto o perché accedere al contenuto rappresenta un illecito.

Il deep web include dunque:

  • contenuti dinamici;
  • pagine «orfane», cioè non collegate ad altre;
  • pagine ad accesso ristretto;
  • pagine non di testo (ad esempio le animazioni in Flash);
  • contenuti illegali, quindi banditi dai motori di ricerca;
  • software da scaricare.

E quanti sono gli utenti di internet?

Ogni anno Internet è sempre più accessibile: stando al report, allo stato attuale il 62.5% della popolazione mondiale ha accesso al web, ossia circa 4.95 miliardi di persone, con un utilizzo medio giornaliero di 6 ore e 58 minuti (il più alto di sempre).

Tuttavia, se vogliamo vedere “l’altra faccia della medaglia”, quasi la metà del mondo non ha accesso a internet.

Il rischio del sovraccarico cognitivo

Dinanzi a tale quantità e varietà di informazioni si verifica spesso un fenomeno conosciuto come information overload, in italiano «sovraccarico cognitivo», che porta l’utente a una sorta di blocco dovuto all’eccesso di alternative possibili.

Di fatti, l’utilizzo simultaneo di numerosi canali multimediali, la reperibilità di informazioni da fonti illimitate quali quelle messe a disposizione sul Web e quelle derivanti dagli scambi comunicativi in via telematica fa sì che sia necessario porre una particolare attenzione al problema del carico cognitivo che affligge gli utenti.
Grazie a decenni di ricerche sul funzionamento dei processi di apprendimento, sappiamo che tre elementi interagiscono tra loro nel sistema cognitivo umano:

  • ­ la memoria a lungo termine;­
  • la memoria di lavoro a breve termine;
  • ­ un sistema cognitivo a due canali, audio-­video.

Per quanto riguarda la memoria a breve termine, sappiamo che si tratta di una memoria di lavoro, che ha due limitazioni intrinseche. Da una parte esiste una limitazione di carattere temporale, che consiste nel tempo per cui un’informazione può essere trattenuta dal sistema cognitivo prima di essere trasferita nella memoria a lungo termine, oppure eliminata e dimenticata. Questo lasso di tempo è stabilito in circa venti secondi, nel caso in cui l’informazione non sia oggetto di un qualche tipo di rinforzo.
Esiste inoltre una limitazione di carattere quantitativo, cioè relativa alla quantità di informazioni che possono essere elaborate dal sistema cognitivo contemporaneamente, fissata in circa 5­9 elementi.
Questo sistema complesso è un filtro e una forma di protezione per il nostro sistema cognitivo, che ci permette di elaborare le informazioni che riteniamo significative e ci permette di non essere sommersi dagli stimoli sensoriali e dalle informazioni derivanti dall’ambiente esterno.
La quantità di lavoro che i neuroni svolgono nella memoria di lavoro per permettere la conservazione di questa piccola quota di informazioni determina il carico cognitivo (cognitive load), che viene definito come “ il carico imposto alla memoria di lavoro dall’informazione che viene presentata”.

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Diventa necessario acquisire dunque nuove abilità, per essere in grado di trovare le informazioni che ci interessano, selezionarle e scremarle senza soffrire.
L’incapacità di soffermare l’attenzione sui contenuti pertinenti può essere addirittura il sintomo di vere e proprie patologie: chi è affetto da dipendenza da internet non riesce a fermarsi su un singolo sito web né a ricordare le informazioni consultate, perché percepisce tutto come «rumore».

In altri casi  un utente si blocca non a causa dell’eccesso di alternative, ma perché incapace di compiere una scelta.

La scelta ponderata degli strumenti adeguati e la conoscenza di alcuni semplici meccanismi possono rivelarsi determinanti per il buon esito di una ricerca, ecco questa è una prima risposta alla domanda che ci eravamo posti all’inzio dell’articolo.

Scopriremo insieme metodi e tecniche professionali per non naufragare nell’infinito ( di leopardiana memoria) “internettiano”!

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